Ci sono incontri che la vita rende impossibili. Quello tra
Flavio e Beatrice non avverrà mai. Flavio è un ragazzo torinese, ha quindici
anni, è alto, magro e possiede quella che la saggezza popolare chiama la
bellezza del somaro. Solo che Flavio somaro non lo è, anche se ha rimediato un
quattro e mezzo in matematica. È per questo che un giorno, mentre mamma e papà
lo aspettano a casa come sempre, si incammina lungo i binari di una ferrovia.
Sembra una passeggiata e a Beatrice sarebbe piaciuta. Ma Beatrice non può
seguire Flavio lungo la massicciata del treno. Beatrice è una ragazza
veneziana, ha quindici ed è bellissima nonostante le cicatrici che le
attraversano il viso. A Flavio, se lo incontrasse, sorriderebbe come sorride a
tutti. Con occhi di un verde luminoso, prima ancora che con la bocca. Perché
Beatrice è contenta di essere viva ed è piena di progetti. Flavio no. Lui, ci
dicono, è taciturno, riflessivo. Un ragazzo come ce ne sono tanti. Ama lo sport
e in questo è simile a Beatrice. Ma della vita, di quella vita che a quindici è
una cosa terribilmente seria, non riesce a scorgere il lato illuminato. Per
questo cammina lungo la ferrovia e a chi gli dice di stare attento risponde che
sta andando per la sua strada. Perché è convinto che sia quella e nessun altra.
Invece Beatrice potrebbe spiegargli che di strada ce n’è sempre una
alternativa. Lei lo sa. Aveva solo undici anni quando è stata colpita da una
meningite fulminante. L’infezione le ha aggredito il sangue. Il sangue infetto
le ha aggredito il corpo. I medici, per salvarla, le hanno tagliato le braccia
fin sotto il gomito. Non è bastato. Il papà e la mamma di Beatrice, che tutti
chiamano Bebe, hanno dovuto spiegarle che bisognava tagliare anche le gambe,
fin sotto al ginocchio. Ha chiesto: “Starò meglio?”. Hanno risposto che così
pensavano i medici. E Bebe, a undici anni, ha detto: “Ok, tagliate e fate in
fretta”. Per questo Bebe non avrebbe potuto accompagnare Flavio lungo la
ferrovia. Si muove su una sedia a rotelle. Però avrebbe potuto, se lo avesse
conosciuto, mostrargli che nessun ostacolo è insormontabile. Senza gambe e
senza braccia Bebe è campionessa mondiale di scherma tra i disabili under18,
sarà la tedofora alle Paraolimpiadi di Londra. E, come Flavio, ogni tanto
prende un brutto voto a scuola. Quando succede si stringe nelle spalle e guarda
avanti. Alla prossima operazione per cancellare le cicatrici sul viso, alla
prossima protesi per correre e camminare, alla prossima sfida. Bebe non ritiene
di essere speciale, così come Flavio non riteneva di essere importante. Per se
stesso e per gli altri. Perché la sua integrità fisica, la sua salute, la sua
giovinezza e tutto il suo futuro, Flavio li ha gettati sotto un treno che non è
riuscito a fermarsi in tempo. A quindici anni ha scelto di morire. Una scelta
che nessuno è in grado di comprendere, di spiegare. Meno che mai di giudicare.
Ma se Flavio avesse incontrato Beatrice e il suo sorriso, chissà.
Laura Costantini
Ca...(pita?) se sei brava!
RispondiEliminaUn piacere leggerla, una doppia storia raccontata così...
Chapeau!