giovedì 12 luglio 2012

Fiume pagano nella recensione di Marco Proietti Mancini


Ci sono storie, romanzi, che scorrono come scorrono i fiumi. Non tutti i fiumi scorrono nello stesso modo. I fiumi di montagna scendono giù impetuosi, saltano le rocce, cadono, sbattono, la loro acqua è tanto trasparente e pura da sembrare non esserci. I fiumi di montagna sono come ragazzini immaturi, pensano solo a divertirsi, a correre via, non si fermano un istante, non si godono un momento di vita e consumano tutto quello che incontrano sulla loro strada
Poi ci sono i grandi fiumi di pianura, quelli che scendono lenti, gravidi di tutto quello che accumulano nel loro viaggio. Una pagliuzza strappata via da un torrente si distrugge in un metro, una pagliuzza presa – non strappata – dal corso di un fiume che scorre in pianura, quella arriva fino al mare.

Tra i fiumi di pianura quello che amo di più è il Tevere. Ma va? Bella forza, è il mio fiume, il fiume della mia Città (Eterna). Ma non è solo campanilismo. Il Po se lo dividono in tanti, come l’Arno. Il Tevere invece è solo di noi romani. Il Tevere nasce in Romagna, passa in Toscana, in Umbria e poi finalmente arriva nel Lazio, 405 chilometri in quattro regioni, eppure, manco a farlo apposta, per toccare una città deve arrivare quasi alla fine. Quindi il Tevere fino a Roma non è un cazzo, poi diventa il fiume Sacro, e che sia Sacro non c’è dubbio. Sacro per i pagani, come per i Cristiani.

Ecco “Fiume Pagano” di Laura Costantini e Loredana Falcone – Historica Edizioni – non è un romanzo, e non è un fiume. E’ tutte e due le cose. E’ una storia gialla, vera, ambientata ai giorni nostri, con tanti morti, qualche assassino (si, qualche, non uno solo) e con un movente che non nasce oggi, ma nasce qualche decina, tante decine, di secoli fa. “Fiume Pagano” è come il Tevere, E’ il Tevere. Porta dentro un sacco di cose, tutte insieme, che uno può anche pensare che stanno male messe insieme. Invece sbaglia, perchè quando vedi scorrere un fiume, gonfio e rabbioso, o lento e pigro, e vedi che porta dentro tutto e di tutto, pensi che ci sta bene tutto dentro alla corrente, le storie nuove e quelle vecchie, i Santi e i bastardi, le mignotte e le vergini. Dentro i tremila anni di storia (quella conosciuta) di questo fiume c’è la storia di Roma e dei romani. Che se vai a grattare sotto i vestiti fighetti sono ancora quelli rozzi e prepotenti di tremila anni fa.

“Fiume Pagano” è un libro potente, eppure semplice, arrogante eppure cinicamente autoironico. Ogni  personaggio è complementare all’altro, la ragazza ricca e la zia popolana, il carabiniere che ancora ci crede e il vecchio giornalista che ormai non ci crede più, il laureato che “si accontenta” ed il rampollo che sotto la presunzione nasconde la speranza. In “Fiume Pagano” Laura e Loredana prendono tutto e lasciano che sia la corrente della storia, del fiume, a trasportarlo verso la foce, la fine. Dove nulla finisce e tutto può ricominciare.

Laura Costantini e Loredana Falcone sono l’emblema, l’icona del fallimento di una mia convinzione; io che quando scrivo litigo perfino con me stesso, ero convinto che da una collaborazione a quattro mani non potesse uscire nulla di buono. E che cazzo, di Fruttero&Lucentini ne abbiamo già avuti due (ambo!), Guccini & Machiavelli? Si va be’, li ho letti, mi sono pure piaciuti tanto, ma lì alle spalle c’è Mondadori, una megaredazione, e c’è pure profumo di marketing editoriale, che sistema ed aggiusta gli sfridi. Qui invece ci sono Costantini & Falcone, si sente l’odore del sudore dell’anima e si vedono le macchie di inchiostro sulle dita. Insomma, ancora una volta, chiusa l’ultima pagina mi è venuto da dire, ma perchè devo trovare in libreria tanta merda di carta sprecata ed invece per trovare questo bel libro ho dovuto ordinarlo? Si lo so, domanda inutile. Il problema non è la “piccola editoria”, il problema è la “grande distribuzione”.

Vabbè, Suggerimento; cercatelo, ordinatelo, leggetelo.

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