martedì 11 settembre 2012

E se chiamassimo le cose col loro nome?

La nuova stagione televisiva è cominciata. Il palinsesto autunnale, anche a uno sguardo superficiale, non mostra sorprese o novità. Semmai aggiustamenti di tiro per ottenere il massimo risultato (audience) col minimo sforzo (idee). Il privilegio dell’apertura di stagione, per quel che riguarda la Rai, è toccato a due corazzate ampiamente sperimentate sul campo: “Ti lascio una canzone” con la sempre più bionda Antonella Clerici e “Miss Italia 2012” con l’immarcescibile Fabrizio Frizzi. Tralasciando l’eterno duello del sabato sera con “C’è posta per te” della De Filippi (che in media ha vinto la serata), osserviamo i cambiamenti del varietà dei bimbi canterini. E scopriamo che stavolta c’è una giuria: Massimiliano Pani (che c’è sempre stato, nelle vesti di benevolo opinionista ed esperto di discografia), Cecilia Gasdia (grande cantante lirica qui calata nel look e nelle movenze di una signorina Rottermeier), Pupo (che si sforza di apparire preparato sulla storia di ogni singola canzone proposta). Lo scopo, dichiarato, è quello di passare da uno Zecchino d’Oro con le canzoni dei grandi a un talent-show. Un XFactor in sedicesimo, dove però i giurati si sforzano, mentre danno voti e giudizi tranchant, di ricordare a tutti che non stanno giudicando i bambini, ma le esibizioni. È un talent-show, ma nessuno dovrebbe mai sognarsi di dire al bimbo/a sul palco che sì, la simpatia, sì, la tenerezza, sì, la storia d’amore (avete capito bene) che dura da quattro anni tra due bimbi di sette, ma per sfondare nel mondo dello spettacolo ci vuole voce, talento, fortuna e, magari, un Tony Renis che ti porta in America, come è successo ai tre ragazzi del Volo. Nessuno dovrebbe. Invece i tre giurati, pur tra le righe, lo dicono, riportando la gara tra infanti alla crudeltà che è propria di tutte le gare. Perché non chiamare le cose col loro nome? I bambini sono lì per dimostrare bravura. Il più bravo (o il più tele votato grazie alle conoscenze di mamma e papà) vince. Punto. E veniamo all’eterna domanda: schermo, schermo delle mie brame, chi è la più bella del reame? Miss Italia ha più di sessant’anni e nei decenni non ha fatto altro che far sfilare su una passerella delle ragazze in costume da bagno. Più o meno succinto, il costume, più o meno smaliziate, le ragazze. Ma di questo si tratta: di stabilire chi abbia le gambe, i fianchi, il sedere e il seno più ben fatti, il volto più espressivo. E’ un concorso di bellezza. Non di bravura. Non di intelligenza. Non di preparazione culturale o professionale. Perché non ammetterlo una volta per tutte? Leggiamo che quest’anno Patrizia Mirigliani ha deciso di dare nuovo smalto al concorso, affidandosi al migliore degli agenti. Garanzia di ospiti illustri, di nomi di richiamo. Ma il succo non cambia: osannare il valore dello studio e dell’impegno in costume da bagno è decisamente poco credibile.

Laura Costantini

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