mercoledì 22 ottobre 2014

A cosa servono le presentazioni?

Ci sono moltissimi scrittori che odiano le presentazioni. Le trovano noiose. Oppure ci sono quelli che le temono, mettono loro ansia. Poi ci sono quelli che le snobbano, perché ritengono che lo scrittore non debba mai apparire in quanto tale, ma lasciare che sia il libro a parlare. A me le presentazioni piacciono. Soprattutto quando mi permettono di "guardare" il nostro lavoro (mio e della socia) attraverso gli occhi del relatore di turno. Martedì è successa una cosa che non ci era mai capitata prima: siamo state presentate da una persona, Margi De Filpo, che non ci conosceva, non ci aveva mai lette prima, proprio non sapeva chi fossimo. Di più: Margi non ama il genere western e quando le è stato proposto, dalla casa editrice, di presentarci, ha avuto dei dubbi. Testuali parole: "No, un western no!" Poi ha cominciato a leggere. E ha cambiato idea. Su tutto. Sul western. Su una "storia d'amore assoluto" come, sempre testualmente, non se ne leggono più ormai da anni. Su una trama che riesce, sempre lei a dirlo, a far passare il messaggio dell'accettazione della diversità e a farsi attuale, pur trattando di un mondo e di un'epoca ormai lontani. Margi ci ha fatto vedere cosa e quanto un romanzo storico con chiari intenti di intrattenimento possa trasmettere, perché un libro valido trasmette e arricchisce sempre, a un lettore attento. Per questo vogliamo dirle ancora grazie, per l'attenzione, la sensibilità, la capacità di andare a fondo nel testo, senza lasciarsi fuorviare da pregiudizi che, ammette lei stessa, c'erano.
Ecco a cosa servono le presentazioni, anche quelle in una sera di Roma nel caos (anche calcisticamente parlando) e con pochi coraggiosi presenti: a dire che ne vale la pena. Sì, ne vale proprio la pena.

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